La musa
Ho parlato di questo libro anche nel mio video qui.
Muse (La musa) segue le vicende di Paul Dukach, editor della casa editrice P&S, al capo della quale vi è Homer Stern, uno degli ultimi editori indipendenti rimasti, apprezzato e carismatico ma lunatico e spregiudicato. La vita di Paul ruota attorno al lavoro e alla sua passione per la più grande poetessa di tutti i tempi, Ida Perkins, affascinante donna dalla vita burrascosa, pubblicata da Sterling Wainwright della Impetus Editions, cugino della poetessa e acerrimo rivale di Stern. Il sogno di Stern e Paul è quello di strappare Ida alla Impetus Editions... riusciranno nel loro intento?
«A volte Paul mormorava, non troppo forte, che il compito della P&S era proprio rifilare qualche buon libro ai lettori ignari, che però non si facevano fregare tanto spesso.»
Il romanzo guarda con nostalgia agli anni fiorenti dell’editoria indipendente, dove non esistevano ancora gli e-book (Paul si scontra con la nascita e l'ascesa inarrestabile di Medusa, il perfido sito che vende libri ed e-book online (vi ricorda qualcosa?) e i libri erano molto più che oggetti da portare in borsa per avere qualcosa da fare nei momenti morti o in mancanza di Internet.
«Gli europei erano disperati perché l’economia culturale del dopoguerra aveva imposto ai lettori italiani, tedeschi, giapponesi e brasiliani, e talvolta persino francesi, di leggere libri americani. E non solo i grandi autori commerciali, come Stephen King e Danielle Steel, ma anche gli Scrittori Seri.»
Galassi bilancia bene le parti più nostalgiche con quelle comiche, come alcuni comportamenti di Sterling e le esilaranti pagine sulla Fiera del Libro di Francoforte (la più importante al mondo, per chi lavora nel settore).
«La verità era che ciò che andava forte a New York spesso arrivava morto a Reykjavík, e viceversa: quella era la terribile verità, e forse anche la salvezza dell’editoria internazionale. A volte Paul desiderava che esistesse una pillola del giorno dopo per Francoforte; ma un accordo era un accordo, anche se era stato concluso quando una delle parti era ubriaca fradicia, o magari entrambe.»
Per “i veri amanti” innamorati dei libri (pochissimi, purtroppo, rispetto al totale della popolazione e dei potenziali lettori), ma soprattutto per chi ha vissuto anche solo in parte quegli anni, i libri sono ancora preziosi prodotti d’amore da proteggere e custodire, da portare alle nuove generazioni, come viene compreso e interiorizzato dagli Uomini-Libro del magnifico Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, pubblicato nel 1953.
Chi, come me, lavora nell’editoria, anche se non ha vissuto negli anni in cui è ambientata quest'opera (e, leggendo il libro, avrei davvero voluto esserci) risuonerà con molte descrizioni e non potrà che essere colto da un impeto di amore e tenerezza per questo mondo in crisi, ma ancora meraviglioso e ricco di potenzialità.
Se è vero che il vecchio deve fare spazio al nuovo, è anche vero che il vecchio non deve per forza morire ma può anche adattarsi, trasformarsi e rinascere, come un’araba fenice.
Questa è la mia missione e, sono sicura, quella di tutti gli editori e i professionisti che ogni giorno si dedicano al loro lavoro con passione e devozione verso i libri.