A proposito di niente
Il 5 marzo 2020, parte dello staff della casa editrice Grand Central (Gruppo Hachette), ha lasciato gli uffici di New York insegno di protesta per l’imminente pubblicazione del memoir di Woody Allen, Apropos of nothing (A proposito di niente). Questo evento e le proteste di Ronan Farrow, figlio di Allen e di cui un’altra divisione dello stesso gruppo editoriale aveva già pubblicato un libro, hanno condotto i vertici della casa editrice non solo a cancellarlo, ma a mandare al macero le copie stampate. Questa decisione ha causato scalpore in tutto il mondo. In Gran Bretagna, Jo Glanville, ex direttrice del gruppo di scrittura presso la English PEN (un’associazione fondata nel 1921 per promuovere e proteggere la libertà di espressione e letteratura nel mondo), ha definito la questione «preoccupante per scrittori e lettori» e ha aggiunto che lo staff di Hachette che ha abbandonato gli uffici sicuramente credeva di «star facendo moralmente la cosa giusta, protestando contro la pubblicazione di un libro scritto da un uomo accusato di aver abusato della figlia». Facendo però presente che Allen fu indagato in due occasioni e mai incriminato, la Glanville afferma che «non c’erano validi motivi» per non pubblicare il libro e che «le persone dello staff di Hachette che se ne sono andate non si sono comportate da editori, ma da censori.»
Al contempo, anche tra gli scrittori si è sollevata preoccupazione, ad esempio, Stephen King ha twittato: «La decisione di Hachette di scaricare il libro di Woody Allen mi fa sentire molto a disagio. Non per lui, non me ne frega niente del signor Allen, è chi sarà il prossimo cui metteranno il bavaglio che mi preoccupa».
Per quanto mi riguarda, ho sempre apprezzato Allen come regista, attore e scrittore e non vedevo l’ora di leggere questo memoir, pubblicato in Italia da La Nave di Teseo, uno dei miei editori preferiti. Per il resto, concordo con Peter Biskind del Los Angeles Times, che nel suo articolo sul libro ha scritto: «Per me, la lotta che riguarda Dylan è una situazione del genere “lui ha detto-lei ha detto” su cui la giuria non ha ancora deliberato e forse mai lo farà. È possibile che Allen abbia fatto ciò che ha detto Dylan, ma lui lo ha ripetutamente negato, le due indagini non hanno portato a prove contro di lui e l’articolo scritto da Moses Farrow, in cui accusa la madre Mia di aver fatto il lavaggio del cervello a Dylan, cancella i tentativi di Ronan Farrow di cancellare Allen, che potrebbe essere o meno il padre biologico. Perciò, a meno che non venga a sapere altro, darò ad Allen il beneficio del dubbio.» […] «Se siete convinti al 100% che [Allen] ha molestato la figlia Dylan, questo libro non fa per voi, ma per quelli di noi che ammirano quella carriera e sono ancora interessati, questo memoir è in gran parte una piacevole lettura e un buon intrattenimento.»
E un bel giorno incontra mia madre. Come abbia potuto mettersi insieme a Nettie è un mistero pari a quello dei buchi neri. Due persone che non c’entravano niente una con l’altra, come il protagonista di Bulli e pupe e Hannah Arendt; non c’era nulla su cui andassero d’accordo, a parte Hitler e le mie pagelle.
Il libro racconta la vita di Allen dalla sua infanzia, con una madre poco affettuosa e un padre finanziariamente poco affidabile (tra le varie cose, faceva l’allibratore) che non avevano nulla in comune, i suoi primi passi nella stand-up comedy e nel cinema, i suoi matrimoni e relazioni sentimentali, i personaggi famosi che ha conosciuto, insomma ogni area della sua vita ci viene rivelata.
Spesso, mentre racconta un periodo della sua vita, salta a un dettaglio o ricordo non collegato, ma in qualche modo riesce a far funzionare tutto e a non far perdere il lettore tra le pagine, ed è quasi come leggere un flusso di coscienza.
Nello stile ritroviamo anche i suoi personaggi nevrotici e le battute più sagaci e sarcastiche. Ma quando si apre su quel che pensa di sé come uomo e come artista, scopriamo una persona umile, generosa, semplice e leale, ma sicuramente non comune. Uomo e artista poliedrico (oltre a dirigere e scrivere film, tra le varie cose, è un discreto prestigiatore e suona musica jazz), è molto severo con se stesso: dopo ogni film, crede sempre che avrebbe potuto fare di meglio e non si ritiene colto o particolarmente intelligente.
Posso sfoggiare giacche di tweed come un professore di Oxford, ma dentro sono un barbaro. Non ho né intuizioni geniali né pensieri elevati, non capisco la maggior parte delle poesie più complesse della Vispa Teresa. Certo, porto un paio di occhiali con la montatura nera, e suppongo che siano loro a tenere viva questa leggenda, in combinazione con il talento di appropriarmi di citazioni di testi eruditi che vanno al di là della mia comprensione ma che possono essere usati nel mio lavoro per dare l’ingannevole impressione di essere più colto di quanto non sia.
Ciononostante, si fida del suo istinto e quando crea un’opera non si fa influenzare dagli altri perché ha la certezza interiore di ciò che vuole creare.
La verità era che le critiche non mi tangevano. Ma questa è anche la mia fortuna. Bene o male che sia, vivo in una specie di bolla. Da decenni ho smesso di leggere cose su di me e non mi interessano le valutazioni o le analisi del mio lavoro fatte da altri. Può sembrare arrogante, ma non è così. Non mi considero superiore o distaccato, né ho un’opinione particolarmente elevata di quello che faccio. Danny Simon mi ha insegnato a seguire il mio giudizio, e non mi va di sprecare tempo prezioso in cose che possono diventare facilmente una distrazione.
Sono molto contenta di aver potuto leggere questo libro, di sentire anche la “versione di Allen”. In America il memoir è infine stato pubblicato dall’editore indipendente SkyHorse e naturalmente sia il pubblico che la critica si sono spaccati in due, scegliendo “da che parte stare”. Le persone che considerano Allen colpevole delle accuse della figlia, non lo leggeranno e scriveranno recensioni negative per partito preso, senza aver letto il libro (come è accaduto con il "famigerato" American Dirt), mentre i “sostenitori” lo divoreranno e supporteranno. Dopo l’annuncio di Hachette, ad esempio, un lettore su Goodreads, ha scritto: «Ai membri dello staff WOKE di Little Brown US che hanno pensato fosse una buona idea praticare la censura e bloccare la pubblicazione di un libro che volevo leggere: mi avete negato la possibilità di leggere suddetto volume. Di conseguenza, ho deciso di dare 5 stelle immaginarie. Normalmente non faccio questo tipo di cose. Normalmente leggo il libro e poi do un voto».
Prima devo parlare del mio esordio nel mondo della tragedia. Non avendo voglia di andare sul sicuro e di fare il buffoncello per il resto dei miei giorni, decisi di cambiare totalmente registro e, anche se forse non raggiunsi la pietà e il terrore raccomandati da Aristotele, il pubblico provò pietà e i produttori impararono il significato della parola “terrore”.
Se apprezzate le opere di Allen, A proposito di niente è un libro che dovete leggere.